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In arrivo: Mucchi Editore – n.48 Oltre la Globalizzazione il bisogno di Uguaglianza

Come già in almeno altre due crisi globali
sviluppatesi nei decenni più recenti (la crisi
asiatica del 1997 e quella americana-europea
del 2008) anche quella attuale, scaturita dal
diffondersi del Covid-19, ha condotto parecchi
opinionisti ad interrogarsi sulla fine della
globalizzazione economica, a causa del contrarsi
delle relazioni economiche mondiali e della
tendenza, evidenziatasi in parecchi Paesi
(compreso il nostro), verso un pesante ritorno
dello Stato nell’economia.
Il ritorno al protezionismo statale, o comunque
ad un più forte ruolo dello Stato nell’economia,
è anche fortemente sospinto dall’aumento
globale della povertà e della disuguaglianza
nella povertà. È orami assodato, infatti, che la
globalizzazione non è benefica per tutti, e se
pure conduce ad un aumento della ricchezza
complessiva, questa non si redistribuisce
equamente. Sul campo rimangono sconfitti
(molti) e vincitori (pochi). Al tempo stesso, però,
questi fenomeni potrebbero accentuarsi nel
caso si aprisse una stagione di forte recessione
economica. Se, infatti, i principali produttori di
globalizzazione economica, gli Stati Uniti e la
Cina, rallenteranno pesantemente la loro crescita
economica, allora la domanda sulla fine della
globalizzazione potrebbe essere fondata.
Ma è davvero così? Davvero possiamo considerare
finita l’esperienza della globalizzazione
economica “moderna”, cioè di quella che gli
esperti datano a partire agli anni Ottanta del
Secolo scorso? Davvero dopo questa crisi vi sarà
un ritorno a livello globale del protezionismo
statale? Oppure, più facilmente, potremmo
avere una virata, la terza in pochi decenni, della
globalizzazione?